La GORI S.p.A. da qualche tempo è diventata il tormento di amministrazioni comunali e utenti inferociti dalle maxi bollette recapitate. Molti non hanno nemmeno un regolare contratto con questa società. La Gestione Ottimale Risorse Idriche, si legge sul sito della società, gestisce il Servizio Idrico Integrato (captazione, adduzione e distribuzione agli utenti della risorsa idrica, collettamento e raccolta delle acque reflue, depurazione) nell'Ambito Territoriale Ottimale (ATO) numero 3 Campania, che sarebbe quello "Sarnese Vesuviano", che comprende 76 Comuni situati nel territorio della Penisola Sorrentina e Isola di Capri, nell'area del Vesuvio (interno e costiero), nell'area dei Monti Lattari e nel bacino idrografico del fiume Sarno.
GORI S.p.A. avvia la propria attività nell'ottobre del 2002 in seguito all'attuazione della Legge 36/94, nota come "Legge Galli", che prevede l'affidamento del servizio idrico integrato ad un unico gestore in ciascun Ambito Territoriale Ottimale. L'Ambito Sarnese-Vesuviano, con circa 1.500.000 abitanti, costituisce uno dei maggiori ambiti territoriali d'Italia, terreno fertile per questa società che si è sviluppata al suo interno in modo scoordinato e mastodontico, facendo lievitare i costi della sua gestione con gravi ripercussioni sulle bollette dell’utenza. Dopo un travagliato start up, di acquisizione delle precedenti gestioni esistenti nell'ATO 3, la GORI si trova, ora, a fare i conti con utenti e amministratori comunali pronti a dare battaglia in nome del diritto. Si ci difende come può, attraverso ricorsi, attraverso il recente referendum contro la privatizzazione delle risorse idriche, indirizzo dato dalla legge Ronchi. La raccolta delle firme ha già supertao le 500.000 firme necessarie per l’ammissione dei tre referendum, che chiedono l’abrogazione di tutte le norme che hanno aperto le porte della gestione dell’acqua ai privati e fatto della risorsa bene comune per eccellenza una merce. Una battaglia aspra che ha già visto scendere in piazza migliaia di cittadini, da Sarno a Nola, dove la lotta è più intensa.