Anche questa domenica è una copia carbone della scorsa. Sonnacchiosa e piovosa. La vite si consuma dietro i vetri appannati delle case riscaldate da camini ed energia ibrida. E’ la domenica dei mancati affetti. Le campane annunciatrici suonano, ma lontane. Nella mia posta trovo una lettera struggente, scritta con il senno di poi da una donna ventottenne. Scrive Anna Chiara (nome di fantasia per celare la giusta privacy): ‹‹Ho sentito il calore di mia mamma solo per pochi istanti, ci siamo incrociate solo per pochi frangenti, qui in questo mondo, nel corridoio della vita che Lei mi aveva appena donato. Lei declinava agonizzante, io fiorivo dal suo ultimo incessante dolore. Ci siamo solo sfiorate. Lei avrebbe voluto volermi bene, coccolarmi ogni momento. Mancò quando feci i primi passi, quando mi spuntò il primo dentino, quando incontrai Gesù, quando coronai il mio sogno più bello di bianco vestita, quando provai quella forte ed indescrivibile sensazione che Lei non fece in tempo a provare: essere mamma. Avrei voluto ricevere tanto calore dalle sue mani, ma ho vissuto nel vuoto di un assenza che non ho mai saputo completamente colmare. Non ho mai potuto scrivere una letterina al Lei che è sempre stata un entità impercettibile. Ho vissuto l'amore di un padre premuroso e presente ma mi è sempre mancato l'amore di mia mamma, morta per darmi la vita››.
Parole scritte con pulsione, per descrivere il vuoto di un affetto materno necessario e mancante, che in questa noiosa domenica d’inverno, assumono una pregnante connotazione. Anna Chiara è il simbolo, più che mai attuale, di tanti piccoli che devono crescere forzatamente senza la genitrice “biologica”, che con il suo istinto materno, diventa necessaria nel processo di crescita complessivo. Conforta sapere che ora la dolce Anna Chiara sia cresciuta, ancorata ai grandi valori della vita, che sia potuta diventare ruolo chiave della sua nuova vita ereditando, proprio da quella genitrice sconosciuta, l’amore materno. Magari la mamma rivive proprio in Lei. Immortale.
Nota a margine. Ancora dedicata ad una donna. A Maria Paola Iovino (nella foto su una location), la mia giovane collega, che in settimana ha compiuto un altro passo in avanti nella sua ancora breve carriera di cronista. Fondamentale. Io e tutta la redazione ci complimentiamo per la sua nuova esperienza come cronista del gruppo editoriale più importante d’Italia: il gruppo L’Espresso – la Repubblica. Maria Paola ci racconterà, quotidianamente dalle pagine de “La Città di Salerno” con preciso equilibrio e apprezzato stile l’agro nocerino. Ad Majora.
Luciano Verdoliva