Angri. 48 alloggi IACP. Chirico precisa…

«L’Istituto ha sempre tutelato l’interesse pubblico, creando un continuo contatto con gli assegnatari, per tenerli costantemente informati sugli sviluppi del cantiere, ma soprattutto ha attivato ogni azione per contestare all’impresa i ritardi». Il commissario dell'istituto Autonomo Case Popolari, Gaetano Chirico, interviene all'indomani del sit – in dei possibili assegnatari dei 48 alloggi di edilizia popolare a Fondo Satriano di Angri. Alla troupe di Striscia la Notizia, arrivata ieri sul posto dopo le continue segnalazioni inviate dai cittadini angresi in attesa di una casa, il commissario dell'Istituto, carte alla mano, ha raccontato tutti i passaggi che dalla sua nomina ad oggi, si sono succeduti.

«In avanzata fase di realizzazione dei lavori di completamento (oltre l’80% delle opere) – ha spiegato il commissario – l’impresa appaltatrice rallentò notevolmente l’esecuzione dei lavori. Nel rispetto della normativa vigente, furono notificati all’impresa due atti di ingiunzione e costituzione in mora, con la minaccia dell’attivazione della risoluzione del contratto. Il perdurare delle inadempienze generò la risoluzione del contratto, alla quale l’impresa promosse ricorso per Accertamento Tecnico Preventivo». Con provvedimento del Presidente del Tribunale di Salerno, fu disposta la nomina di un Consulente Tecnico di Ufficio. L’Istituto richiese ed ottenne un ampliamento del mandato da conferire al CTU, finalizzato alla descrizione analitica di tutte le opere occorrenti per il completamento dell’intervento e per l’eliminazione delle opere non eseguite a perfetta regola d’arte. La Consulenza di ufficio, particolarmente complessa, durò mesi, al termine dei quali si invitarono le parti ad una definizione transattiva della vertenza insorgente. Oltre agli incontri con il consulente di ufficio, intercorsero varie riunioni con il Comune di Angri e con i rappresentanti degli assegnatari dei 48 alloggi, già da tempo individuati, nelle quali fu evidenziato il grave disagio abitativo delle famiglie e l’enorme difficoltà di attendere i tempi lunghi di risoluzione del contenzioso e dell’eventuale riappalto.

«Alla luce dell’invito formulato dal CTU e al fine di individuare la soluzione che in tempi più brevi possibili consentisse di addivenire alla ripresa ed al completamento dei lavori, si svolsero numerosi incontri tra le parti, ad esito dei quali si addivenne a transazione, ritenuto, tra l’altro, che questa fosse la soluzione che potesse garantire il completamento degli edifici nel minor tempo possibile. Tutto questo – conclude Chirico – è accaduto un anno fa. L’impresa ha successivamente ripreso i lavori, conducendoli con un ritmo lento, tant’è che è stato notificato, a luglio 2011, all’impresa un nuovo atto di ingiunzione e costituzione in mora, con il quale si è prescritta l’accelerazione del ritmo di lavoro per dare compiute le opere nei tempi previsti, minacciando, in caso negativo, la riattivazione della procedura di risoluzione, solo sospesa in conseguenza dell’accorso transattivo. In conseguenza della nuova ingiunzione, l’impresa ha prodotto un cronoprogramma dei tempi occorrenti per l’ultimazione, che fissa i termini per il completamento per la fine dell’anno».
Luciano Verdoliva