Un silenzio inquietante o una precisa strategia difensiva? Annaspa il governo cittadino. A difesa degli amministratori locali, del primo cittadino e del suo claudicante apparato comunale si leva il muro del silenzio. Un silenzio che viene letto come imbarazzo dagli stessi membri della maggioranza che ancora, per il momento, fa quadrato intorno al vivace detentore della poltrona di primo cittadino. Un sindaco alle strette, per le sue ultime e discutibili azioni, che nel gradimento dell’opinione pubblica è in netta fase di stallo, dopo le scelte poco felici sulla questione Soget, sulle modalità di gara della mensa scolastica, sulle poste private, sulla gestione alquanto ballerina dei servizi sociali, sulla discutibilità e la paternità arrogata sui lavori pubblici, molti dei quali promessi e fermi al palo per carenza di liquidità nelle casse, ma anche sulle discutibili scelte di alcuni responsabili delle UOC, sulla nuova alleanza con l’ex nemico di sempre Marcello Ferrara che ha portato in dote all’agonizzante maggioranza il figlio Vincenzo, neo assessore dalle brillanti aspettative, capace di ridare in maniera immediata slancio ad un esecutivo oramai logoro e demotivato.
Sulla costante deriva del “maurismo” latitano dichiarazioni e prese di posizioni della stessa maggioranza. Un silenzio interpretato anche come un possibile complice assenso. I cronisti, in questi giorni, hanno invano cercato di sentire qualche opinione in merito al clamoroso “outing” del sindaco circa lo stage fatto dal figlio presso la Soget, un fatto ritenuto assai grave, proprio perché avvenuto in concomitanza con l’affidamento dell’incarico alla ditta abruzzese. Bocche cucite, forse su precisa direttiva “comandante”. Un’ammissione spontanea, inattesa, che ha destato scompiglio, scalpore nella “truppa” e che ha originato un acceso dibattito tra le diverse compagini politiche con l’estrema proposta del Pdl angrese di richiedere addirittura le dimissioni del primo cittadino.
Una richiesta pesante, pressante e moralmente fondata su accuse forti per l’atto “dovuto e giustificatorio” consumato nel palazzo comunale dal sanguigno primo cittadino in corto “circuito comunicativo”. In troppi nella cittadina si chiedono della mancata presa di posizione della maggioranza, più uno. Si azzardano ipotesi. C’è chi sostiene che il caso Soget sia di chiara matrice personale, e quindi va risolto, se possibile, in maniera intima. Prendere le distanze da una vicenda che potrebbe seriamente minare la stabilità della fragile maggioranza sembra l’unica chiave di lettura possibile, a meno che, non arrivi, a tempo scaduto, qualche isolata difesa d’ufficio “dettata” da qualche stretto fedelissimo del primo cittadino. Ma siamo nel campo delle ipotesi, perché contro il malcontento dilagante l’arma migliore resta il silenzio, anche se imbarazzante.
Luciano Verdoliva