Le Finestre. Pentangelo. Riforma del catasto: nuovo salasso sulla casa?

Pietro Pentangelo
Pietro Pentangelo

Prendiamo spunto dalla circostanza dell’annuncio fatto dal governo sull’avvio della procedura di riforma del catasto fabbricati per una serie di riflessioni sul sistema di tassazione che, nel nostro ordinamento tributario, colpisce gli immobili e la casa in particolare.

La legge n. 23 dell’11 marzo 2014, legge sulla delega fiscale, ha dato il via al sistema di riforma del catasto fabbricati. La determinazione fatta di ufficio non solo delle nuove rendite catastali ma anche dei valori degli immobili porterà inevitabilmente con sé il rischio di un aggravio delle imposte erariali e comunali a carico dei cittadini proprietari di case. La legge delega prevede che la riforma debba avvenire a gettito invariato ma è difficile ricordare, nel recente passato, una revisione delle rendite e dei valori catastali che non si sia tradotto in una aumento del carico tributario a danno dei contribuenti. La legge di riforma prevede alcuni punti essenziali.

In particolare la riforma prevede un nuovo sistema di calcolo della rendita catastale cioè quel reddito che, ogni anno, lo Stato presume che ogni proprietario ritragga dal suo immobile indipendentemente dalla sua utilizzazione concreta. Viene fatto il calcolo delle rendite attraverso il ricorso a parametri forniti dall’OMI (Osservatorio del Mercato Immobiliare) che tenga conto del mercato delle locazioni, integrato da parametri dipendenti dalla superficie dell’immobile e corretto anche da coefficienti che tengano conto di elementi di spesa collegati alla casa (manutenzioni, adeguamenti tecnici obbligatori, assicurazioni, ecc).

La vera novità sta però nel nuovo sistema di calcolo dei valori catastali. Il valore patrimoniale dei fabbricati, secondo la nuova legge di riforma, sarà agganciato al valore reale di mercato degli stessi e, attraverso dei coefficienti legati a caratteristiche dell’immobile (superficie, anno di costruzione, presenza o meno di ascensore, riscaldamento centralizzato) fornirà la base imponibile su cui saranno calcolati tributi erariali e comunali.

Altro elemento fondamentale della nuova legge di riforma è il cosiddetto elemento del Federalismo catastale che vede il ruolo centrale assegnato ai Comuni nella determinazione del valore patrimoniale degli immobili attraverso la comunicazione che questi ultimi dovranno fare all’Agenzia delle Entrate dei dati che la stessa non riuscirà a determinare. Alla fine della fiera il timore è che, in assenza di elementi di correzione e di salvaguardia specialmente a livello comunale, ci si possa trovare di fronte ad un grave aumento delle imposte erariali e comunali sui fabbricati.

Alcune associazioni di consumatori hanno già lanciato l’allarme: in particolare nelle grandi città, in base a simulazioni fatte, si teme un raddoppio di alcuni tributi locali come Tasi e Imu. Non vorremmo che ancora una volta lo Stato avesse deciso di fare cassa attraverso l’aumento della base imponibile ascrivibile ad ogni singolo immobile.Infatti la casa è l’elemento del patrimonio di un cittadino più facile da colpire; sta lì , pronto ad essere tassato, non richiede grandissime attività di accertamento e le imposte ad essa collegate sono spesso molto semplici da gestire rispetto a tassazioni di altro genere. Ora non vi è chi non sappia quante imposte gravano sulla casa e sono tutte imposte che hanno una evidente natura patrimoniale.

Ora lo scopo della legge , a primo impatto, potrebbe essere quello di portare a piu’ equa tassazione fabbricati che hanno un valore catastale basso ( pensiamo ad immobili di pregio situati nei centri storici delle città più famose che beneficiano di stime antiche); tuttavia la preoccupazione è che nelle maglie di questa riforma restino impigliati e duramente colpiti soprattutto i piccoli proprietari di case di abitazione che hanno investito nella casa i risparmi di una vita. Infatti a regime il nuovo sistema di calcolo finirà per incrementare, in maniera considerevole, tutte le imposte che gravano sui fabbricati (imposte di registro, catastali, ipotecarie, successione,ecc.); ma , per la loro ricorrenza annuale, il riflesso più grave ed insopportabile si avrà certamente per i tributi locali. Si imporrebbe un’attenta riflessione. Soprattutto per le case di abitazione.

Esse non danno reddito a chi le abita. Eppure lo Stato ogni anno prende tributi determinati sul valore di elementi di patrimonio che non danno reddito al cittadino; anzi è vero spesso il contrario, nel senso che il possesso della casa è molte volte legato al peso di un mutuo da pagare. Ecco perché pensiamo che ancora una volta dovranno essere i Comuni a levare il grido di dolore davanti all’ennesima riforma che temiamo presenterà il conto più salato ai piccoli proprietari.Ancora una volta quindi i Comuni dovranno farsi carico di portare degli elementi di correzione e di perequazione, sempre che la legge lo consentirà, per ridurre gli effetti sui contribuenti di una siffatta riforma.

Pietro Pentangelo
Sindaco di Corbara

Redazione

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