Un secco “no” all’etichetta di “terra di camorra”, che spesso viene attribuita all’Agro nocerino, un appello ai giornalisti a raccontare i fatti senza calpestare la dignità dell’uomo, l’invito a non perdere la speranza, perché insieme è possibile imprimere la svolta. Potrebbe essere sintetizzato così il discorso pronunciato, lunedì pomeriggio, dal vescovo della Diocesi Nocera Sarno dinanzi agli operatori dell’informazione, durante il tradizionale scambio di auguri di Natale. Monsignor Giuseppe Giudice, con la franchezza e la chiarezza che lo contraddistinguono, facendo riferimento anche agli ultimi agghiaccianti episodi di cronaca nera, come l’omicidio del piccolo Loris Andrea Stival, ha invitato i giornalisti ad evitare sensazionalismi e titoloni, a rifuggire dai facili giudizi e a scandagliare le notizie, osservandole sotto molteplici punti di vista, al fine di raggiungere il cuore della verità.
“Non è una “strigliata”, ma un augurio di Natale –ha precisato il prelato-. Stare attenti all’umano significa stare attenti ad ogni respiro, dal bambino nel grembo materno alla persona che sta morendo. Oggi le notizie vengono comunicate istantaneamente e nel commento dobbiamo stare attenti all’umano. Anche nella persona che dovrà andare in galera c’è l’umanità, c’è un segno di quella fragilità dinanzi alla quale dobbiamo essere molto coscienti”.
Nella sua lettera di Natale, consegnata ai giornalisti, insieme a una tavola in legno raffigurante la Sacra Famiglia, realizzata nel Madagascar, il presule quest’anno non si rivolge ai bambini, come in passato, ma agli adulti, fa riferimento alla terra dell’Agro nocerino, “un capolavoro” spesso “sfregiato” e lancio un appello ai cittadini invocando la riscoperta della coscienza civile. “Non bisogna buttarsi giù, dobbiamo ricominciare da ognuno di noi –ha aggiunto il vescovo-, pulire il proprio pezzo di giardino per pulire tutto il mondo”.
Sperare in un domani migliore, in un futuro radioso per una terra che attraversa momenti bui, questo l’invito che il prelato ha rivolto ai cittadini della Diocesi. “Io non sono d’accordo con le etichette, non sono d’accordo quando si marchiano i territori e le persone –ha concluso Monsignor Giuseppe Giudice-. Qui c’è gente onesta, buona e capace, e poi c’è anche gente che approfitta, non chiudiamo gli occhi dinanzi alle cose che non vanno bene. Come pastore, come sentinella, io alzo la voce, talvolta, questa voce è un grido nel deserto, ma voglio stare vicino a chi deve governare, agli educatori, ai dirigenti delle scuole, ai parroci perché insieme forse ce la possiamo fare. Questa è una terra dove sorge la speranza. Come credenti dobbiamo riprendere il sentiero di Betlemme. Abbiamo perso la speranza ma se ci mettiamo a camminare, anche nella notte, anche noi arriveremo a Betlemme”.
Tiziana Zurro