Scafati. Sosta a pagamento, la replica dell’Ad di Publiparking

Doveva partire i primi di marzo, invece l’Acse ha sospeso il servizio di sosta a pagamento, affidato alla società Publiparking per sei mesi, in quanto ha richiesto ulteriori documenti necessari dopo che sulla stampa erano finite informazioni ambigue sulla società che fa capo allo scafatese Luigi Monti. La partecipata scafatese ha ritenuto opportuno chiedere la certificazione antimafia, per cui sono necessari altri 45 giorni.
“Bisogna cautelarci” avevano sostenuto il direttore generale Salvatore De Vivo e il presidente Eduardo D’Angolo.

Sulla vicenda però l’amministratore delegato Luigi Monti intende chiarire la sua versione dei fatti, cercando di fare luce su alcuni punti poco chiari della vicenda. “Premetto che l’Acse fa bene a tutelarsi, è nel suo diritto e dovere in quanto società pubblica” esordisce Monti, poi entra nel merito. “Chi scrive lo fa nella qualità di Amministratore unico della società Publiparking srl, posseduta al 100 per cento dalla società Publiservizi srl, di cui sono Presidente e Legale rappresentante, la quale è partecipata al 68 per cento dalla società Publiholding srl, la cui quota di maggioranza assoluta è posseduta dalla Dottoressa Elena Natale, che né è dunque socia effettiva, ricoprendo anche il ruolo di Direttore Generale. Questa scarna ricostruzione dell’assetto societario è già di per se stessa idonea a rendere palese la prima delle non veritiere affermazioni pubblicate sulla stampa che del tutto fantasiosamente, riconducono la proprietà della Publiholding, e, quindi, della Publiservizi, al sig. Francesco Pipitone, e alla società Servizi Tecnologici Territoriali, di cui è socio unico, mentre è invece da attribuirsi alla Dottoressa Elena Natale. Tengo a precisare che tra la società Teleservizi srl e la società Publiservizi srl non vi è alcuna continuità giuridica, in quanto trattasi di imprese del tutto distinte e separate, tant’è che la Teleservizi srl, è società ancora in essere, con una propria partita iva ed una autonoma iscrizione alla Camera di Commercio, che con Publiservizi e con Publiparking, non è in alcun rapporto, nemmeno di collaborazione. Vieppiù tengo a sottolineare che la società Publiservizi, la società Publiparking, e la società Publiholding non sono in alcun modo né ad alcun titolo coinvolte in alcun procedimento di indagine, ivi incluso il procedimento in cui risulterebbero 34 indagati di cui si fa menzione e riferimento nell’articolo”.

Monti continua la sua lunga disamina: “La nota, ben lungi dall’essere una interdittiva antimafia, era una informativa prefettizia atipica. La suddetta nota fu immediatamente impugnata dinanzi al Tar Campania da Publiservizi unitamente al provvedimento che il Comune di Marano aveva emesso sulla base della suddetta informativa per la risoluzione anticipata ed unilaterale del contratto che Publiservizi aveva illo tempore in essere per lo svolgimento delle attività di gestione e recupero crediti dei canoni idrici, e dei servizi di fognatura e depurazione, che sarebbe giunto a termine di lì a poco. Il Tar si è pronunciato sul ricorso a maggio 2013 annullando entrambi i provvedimenti impugnati ed accogliendo in tutto e per tutto le censure “di difetto dei presupposti, carenza di istruttoria, e di motivazione “mosse da Publiservizi. La Prefettura di Napoli non ha prodotto alcuna documentazione a sostegno della propria posizione nel giudizio di primo grado, limitandosi ad una costituzione in giudizio “di rito” costituita da poche righe. La sentenza non è stata appellata né dalla Prefettura di Napoli né dal Comune di Marano, che peraltro, ha riconosciuto e pagato a Publiservizi tutti i corrispettivi maturati a fronte del contratto risolto. La Publiservizi è stata oggetto di un errore amministrativo che ha avuto già a suo tempo ingiuste ripercussioni mediatiche cui non sempre è stato posto rimedio”.

Infine, la conclusione del massimo dirigente della società che si è aggiudicata la gestione della sosta a pagamento a seguito della risoluzione del contratto con l’Aipa per sei mesi, dietro il pagamento di un corrispettivo di 41 mila euro all’Acse. “Non consentirò a nessuno di adombrare il curriculum societario né quello delle persone dei soci e degli amministratori, attraverso la insinuazione di nefandezze e bugie che niente hanno a che vedere ed anzi contrastano con lo spirito e le finalità etiche del giornalismo, preannunciando, avendone già ottenuto mandato dai vertici societari, che mi riservo di agire a tutela e preservazione delle società del gruppo Publiservizi, e della loro immagine, in ogni sede in cui sia necessario”.

Adriano Falanga