Un vertice di maggioranza incentrato quasi esclusivamente sull’Acse, sul banco degli imputati l’amministratore unico Daniele Meriani. Una riunione, quella di venerdì pomeriggio, allargata anche alla giunta comunale. Ritorna a pieno titolo anche Alfonso di Massa, presente e pienamente propositivo. Diversi i temi trattati, ma la riunione, coordinata dal sindaco Cristoforo Salvati, è finita ben presto per incentrarsi sul tema Ambiente, focalizzando i consiglieri di maggioranza sull’Acse.
Analisi dell’emergenza
“Se la città è ancora sporca, è chiaro che qualcosa non va e va cambiato” l’input dell’incontro. Diverse le posizioni dei componenti l’amministrazione comunale, c’è chi insiste con il chiedere le dimissioni immediate del manager nominato dalla commissione straordinaria, chi invoca il ritorno del Consiglio di Amministrazione, chi invece vorrebbe lasciare Meriani al suo posto affiancandolo però a un tecnico esperto in materia. Certo è che tutti hanno concordato un netto cambio di rotta dell’attuale piano di raccolta rifiuti. Secondo l’ala critica, l’insistenza di una fetta di popolazione a non voler differenziare i rifiuti non può legittimare la presenza di mini discariche urbane costantemente sul territorio.
Le due cose camminano certamente assieme, ma vanno gestite separatamente. E in questo contesto non sono mancate le osservazioni negative sull’operato del comandante della Polizia Municipale Giovanni Forgione. Spetta al comando dei caschi bianchi l’acquisto delle nuove telecamere di videosorveglianza, oramai da quasi tre mesi tanto decantate ma di fatto ancora non acquistate. Giudicate insufficienti anche le contravvenzioni elevate, perché, andando oltre l’impegno della pur risicata squadra dedicata all’Ambiente, la percezione pubblica è che i cafoni hanno vita facile a Scafati. I toni tra i consiglieri di maggioranza sono pacati, il confronto è però serrato.
Meriani, posizione da rivedere
E’ chiaro a tutti, fin da subito, che la sostituzione del numero uno della partecipata Acse è oramai un atto dovuto, ma anche l’attuale dirigente del settore Ambiente, il veterano Liberato Sicignano, viene giudicato insoddisfacente. Necessaria quindi una rivoluzione dolce, Meriani può anche restare al suo posto, ma è fondamentale una revisione del contratto di servizio, soprattutto facendo chiarezza sul cosa si intende per raccolta “porta a porta”. Fino ad oggi il mancato ritiro dei rifiuti, anche se regolarmente conferiti, è stato motivato dal non “aver depositato nei pressi del proprio numero civico”. Secondo l’orientamento dei vertici Acse, depositare i rifiuti sul ciglio stradale, anche a pochi metri dalla propria residenza, equivale ad abbandono illecito di rifiuti. Una sfumatura interpretativa che sta costando caro alle casse di Palazzo Mayer, perché rimuovere rifiuti accumulati in questo modo comporta un’apposita autorizzazione dall’ufficio Ambiente, con costi aggiuntivi ai 4,15 milioni di euro che l’Ente versa all’Acse per la raccolta “porta a porta”.
Non solo, i sensibili miglioramenti registrati in alcune zone della città, come il centro storico, sono frutto dell’attivismo volontario degli stessi residenti, e non conseguenza di iniziative attuate dall’amministrazione. Iniziative come “Vitrare Puliti”, che seppur hanno goduto della collaborazione dell’Acse, ad oggi non hanno ancora ricevuto il patrocinio, anche solo morale, dell’amministrazione comunale. Tanti i buoni propositi, ma di fatto Scafati resta una città sporca, anche perché, fanno presente dalla maggioranza, sembra di assistere ad un perenne scaribarile sulle responsabilità. E dove ogni parte in causa cammina per fatti propri. Una vera sinergia tra Acse-Vigili Urbani e amministrazione comunale ancora non è stata messa in campo. Resta nel libro dei buoni propositi.
Adriano Falanga