Angri. Città da ricostruire: poche concrete prospettive di “cambiare davvero”

La città oggi è ridotta a polvere, senza eufemismi. Cantieri aperti e mai completati. Su queste rovine regge la storia amministrativa recente: dalla furia demolitrice di Mauri alla sorniona indifferenza di Ferraioli

Angri Castello Doria
Angri Castello Doria

Angri. Città da ricostruire: poche concrete prospettive di “cambiare davvero”.

Palazzo Doria, il suo Castello. Simboli materiali di una città che stenta a ritrovare la sua precisa identità. Il voto è prossimo e si pensa alle larghe intese per il post Ferraioli, se proprio deve essere tale. I tavoli delle trattative sono apertissimi e si cercano alleati, pure random o partigiani e livorosi, per amministrare la città del prossimo quinquennio. Dopo oltre venticinque anni di gestione amministrava mediocre ed approssimativa nessuno, tranne Ferraioli, vuole rischiare di ripetere ancora un lustro opaco e senza prospettive con alleati inadeguati. La città oggi è ridotta a polvere, senza eufemismi. Cantieri aperti e mai completati. Su queste rovine regge la storia amministrativa recente: dalla furia demolitrice di Mauri alla sorniona indifferenza di Ferraioli.

Angri: “Piccola Beirut”.

La città, nell’ultimo decennio si è trasformata in peggio, diventando una specie “Piccola Beirut”. I colpi, in questo caso, non sono quelli della contraerea o dei caccia ma della dilettantistica improvvisazione amministrativa. Oggi Angri come Scafati, Pagani, eccetera reclamano una “normalità” senza grandi progetti. Sarebbe già un ragguardevole traguardo garantire la sicurezza ai cittadini, spazi ricreativi e infrastrutture degne di essere tali.

Una visione di lungo termine.

Bisogna programmare, formare e realizzare un progetto concerto che possa alimentare nuovamente il “sistema paese”, con pazienza e mediazione coinvolgendo quella parte di società latente ancora titubante a fornire il proprio contributo alla causa, senza la quale di rischia di lasciare nuovamente in mani inadeguate e sbagliate quello che resta dell’amministrazione locale in tutte le sue possibili accezioni. Attori indispensabili. Al termine della prossima e anomala tornata elettorale che deve necessariamente dare un’altra amministrazione temporanea sarà necessario fermarsi, ragionare e programmare oltre il maledetto quinquennio a venire. C’è tempo, ma è poco, da qui al 2025. Attualmente non ci sono concrete prospettive di “cambiare davvero”. Non me ne vogliano i candidati che stimo per il loro coraggio.
Luciano Verdoliva