Scafati. Elettrosmog da Antenne: e il comune resta a guardare.
A Scafati è un proliferare di antenne telefoniche, arrivando anche a spuntare su edifici residenziali in aree abitate. Un affare per i privati che cedono in locazione i solai, meno per il Comune, che potrebbe fare cassa con la locazione dei beni di proprietà, molti dei quali dismessi, oltre a non effettuare controlli sulla qualità e quantità delle emissioni prodotte dai dispositivi.
Le considerazioni di Sarconio.
“Il monitoraggio dell’inquinamento elettromagnetico a Scafati è fermo dal 2012. Pur sollecitata, questa amministrazione, come la precedente, si dimostra incurante della salute e della prevenzione dei cittadini – denuncia il consigliere di minoranza Giuseppe Sarconio – Già allora nei controlli erano sorte delle criticità, le antenne poi sono proliferate. Il Comune nel frattempo da queste installazioni non ci guadagna niente, a differenza delle antenne che sono ubicate nello Stadio, mentre privati e amici degli amici continuano a fare business. Se la legge impone l’installazione di queste antenne, se proprio non se ne può fare a meno, almeno si trovino ubicazioni pubbliche in modo che con gli incassi si possa attuare un piano di controllo come c’era fino al 2012”.
Un affare per il Comune.
Una soluzione che va ad abbracciare quanto già avviene con le antenne installate sull’impianto d’illuminazione dello stadio comunale. Incassi non certo milionari, ma quantomeno potrebbero contribuire a smussare i costi e le spese che Palazzo Mayer ha verso il mantenimento delle strutture pubbliche. Un affare, secondo Sarconio, che l’Ente potrebbe gestire, magari tramite apposite convenzioni. Sullo sfondo però resta l’eventuale inquinamento ambientale che ne potrebbe derivare, e per il quale da tempo non vengono effettuati controlli. “Da allora non abbiamo alcuna idea dei livelli attuali di emissioni sul nostro territorio. E se avessimo superato tali soglie? Chi ci assicura sicurezza? Il nostro è già un territorio martoriato dall’inquinamento del fiume Sarno e dai suoi affluenti”.
Adriano Falanga