Pompei. Progetti e disimpegni sulla Chiesetta di Santa Maria dell’Arco

E’ grande e deludente il divario tra i progetti che riguardano la contrada agricola – archeologica di Civita Giuliana e lo stato dell’arte delle iniziative concrete che sono state realizzate. Da un canto è pronto da anni un progetto di valorizzazione di interesse paesaggistico che prevede il recupero ambientale e strutturale di una contrada prevalentemente rurale, dotata di giardini ed antichi casali che dovrebbero essere restaurati e reinseriti a pieno titolo nel tessuto economico di Pompei o meglio nell’accoglienza turistica di Civita Giuliana. In questo modo sarebbero stati incentivati ulteriori sostegni pubblici ad interventi di restauro degli antichi casali. La Chiesa di Santamaria dell’Arco, cuore ed anima della contrada all’estrema periferia Nord di Pompei, rilasciata dal comune di Boscoreale, avrebbe dovuto rappresentare il fulcro e il motore di un’iniziativa di restauro del 2015 di una chiesetta agricola pregiata nella sua semplicità che la rende rara nel suo tipico stile in quanto realizzata con tecniche e materiali costruttivi vesuviani, fatti di murature a sacco in pietrame lavico e malte realizzate con lapilli identiche a quelle delle masserie adiacenti. La chiesetta nella sua particolare volumetria e per la tipica cupola centrale che sovrasta l’ambiente circostante forma una vera e propria icona del territorio. Altro motivo per cui sarebbe valsa la pena di valorizzarla con iniziative socioculturali che avrebbero ridato vita ad un territorio rimasto unico esempio a Pompei di una civiltà contadina locale. Il fatto è che si doveva ripartire proprio dalla Chiesa di Santa Maria dell’Arco in un progetto di sviluppo che avrebbe riguardato il territorio circostante fino ad arrivare alla delibera del quarto ingresso negli Scavi di Pompei. Al contrario, come spesso succede, una volta utilizzati i soldi dei finanziamenti le opere pubbliche restano ferme perché mancano le motivazioni (cosiddette politiche) nel proseguire sul percorso avviato e finisce che strutture come la Chiesa di Santa Maria dell’Arco vengono abbandonate nell’incuria e disinteresse verso un nuovo degrado. Allo stato delle cose risulta che nell’atto di donazione della cappella gentilizia alla chiesa di Pompei era stata posta l’unica condizione di far celebrare 12 messe all’anno ma dal momento che la storica cappella fu concessa nell’aprile 2013 in comodato d’uso gratuito al Comune di Pompei per la durata di 20 anni non è stato chiarito tra i due Enti a chi compete tener fede all’impegno contrattuale delle 12 messe annuali che avrebbero potuto dare alla comunità locale, se non altro, l’opportunità di rianimare le funzioni religiose locali.