Penuria di autisti per TIR. Un aiuto dal “decreto flussi”?
Mancano autisti italiani per la conduzione di Tir. Si guarda all’estero come riporta oggi “Il Sole 24 Ore”. L’Anita, l’associazione di Confindustria che rappresenta le imprese di autotrasporto merci e logistica, propone di prevedere una quota dedicata agli autisti nel “decreto flussi”. La carenza di autisti nel trasporto delle merci si manifesta a carattere nazionale: una vera emergenza. Con la graduale ripresa economica post pandemia, le imprese del settore hanno chiare difficoltà a trovare autisti per le proprie flotte. La stima fatta dal quotidiano economico parla di almeno 5mila autisti, una cifra che sale a quota 17mila se proiettata nel prossimo biennio.
Mancanza d’interesse verso la professione
Gli analisti stimano che il numero crescerà ancora in futuro. Lo scarso fascino che il mestiere di camionista esercita sulle nuove generazioni fa il resto. L’invecchiamento e il pensionamento degli esponenti della generazione dei baby boomer ha accentuato la criticità. Il rapporto entrate / uscite è impari: secondo il sindacato tedesco Dslv, 30mila autisti lasciano la professione ogni anno, mentre solo 2mila operatori ottengono ogni anno una qualifica professionale da conducenti di veicoli pesanti. Per Anita inserire una quota dedicata agli autisti nel decreto flussi, per favorire il reclutamento d’immigrati tra le imprese dell’autotrasporto non è “la” soluzione al problema, ma fornirebbe un contributo positivo”.
Una voce più consistente nel decreto flussi
Inizialmente, il trasporto merci è stato escluso dal decreto flussi, ma poi ammesso con altri settori, tipo edilizia e alberghiero. Il contingente per la logistica è stato subito esaurito dagli altri settori. Anita chiede ora una quota riservata esclusivamente per i conducenti di mezzi pesanti e attende risposte positive da parte del governo. Una soluzione potrebbe venire anche dalle crisi aziendali in atto nel Paese proponendo il rafforzamento delle politiche attive del lavoro e l’avvio di un’azione per qualificare lavoratori, anche disoccupati o coinvolti in situazioni di crisi aziendali, che potrebbero essere collocati nel settore del trasporto merci.
La formazione scolastica
Un capitolo è dedicato alla scuola, con particolare attenzione agli ITS (Istituti tecnici superiori), per “allargare il bacino di potenziali interessati a intraprendere l’attività di conducente professionale, che non è più quella di venti anni fa”. I veicoli di ultima concezione richiedono la conoscenza di tecnologie più alla portata delle nuove generazioni e garantiscono maggiore sicurezza e sostenibilità ambientale. Interventi nella formazione scolastica affronterebbero anche il problema dei costi elevati per conseguire le patenti superiori e la CQC (carta di qualificazione del conducente). Il costo per conseguire la patente E oscilla tra i 6 e i 7mila euro, con tempi che vanno tra i 10 mesi e un anno. Questo scoraggia.
ReEco