Agro. Al via feste e processioni, la linea del Vescovo Monsignor Giuseppe Giudice.
In una lettera indirizzata ai parroci, annunciando il ritorno di feste e processioni, il Vescovo dice: “Aiutiamo a esprimere la bellezza della fede e della pietà del nostro popolo, in una rinnovata sinfonia ecclesiale”
Dunque si preparano feste e processioni nell’agro
I due anni di pandemia trascorsi hanno lasciato segni indelebili, sospendendo tutte le feste e con esse tutti i riti legati a tradizioni popolari, ora il vescovo, nel documento che è stato firmato al termine dell’incontro che il mons. Giudice ha avuto con il clero e la curia per la festa di san Giuseppe, ne ha annunciato il ritorno.
“Una sospensione, dice il vescovo nella lettera di accompagnamento alla comunità diocesana nella ripresa delle manifestazioni della pietà popolare, che non ha voluto dire annullare, né stravolgere, ma come Chiesa ci siamo concessi un tempo propizio per riflettere, rivedere e rimotivare il nostro vissuto ecclesiale, aperto sempre ad un territorio vario e frastagliato”.
“Il tempo sospeso, che ha procurato tanto malumore, ci ha dato la possibilità di fermarci, interrogarci, e chinarci con attenzione sul ricco patrimonio dottrinale e di vita della pietà popolare, posto nelle nostre fragili mani. Esso ora, con fiducia, è riconsegnato ad ognuno di noi per approfondirlo e non disperderlo o mortificarlo, per essere formati più che informati, se vogliamo aiutare il nostro popolo a riprendere un gioioso cammino di fede”.
Il vescovo poi aggiunge:
“Si richiede un cammino di purificazione ed armonizzazione che, necessariamente, deve partire da ognuno di noi; sappiamo, per esperienza personale, che nessun cambiamento è possibile se non si cambia il cuore, se non ci connettiamo ogni giorno con il pensiero di Cristo e della Chiesa”.
Poi mons. Giudice indica la strada per i tridui e le novene in preparazione alla festa, questi “possono essere recuperati, dice il vescovo, e arricchiti in modo che diventino una scuola di formazione, di conoscenza della vita del santo, per poter essere imitato”. Forse “è arrivato anche il tempo, dove se ne ravvede la necessità con l’ausilio degli Uffici diocesani, di rivedere il linguaggio di alcune preghiere e suppliche rivolte ai santi, che risentono dell’usura del tempo”.
“Non si fa pastorale con la spugna, quasi a voler cancellare il passato; né inventando tradizioni che non esistono, ma aiutando tutti e ciascuno ad esprimere la bellezza della fede e della pietà del nostro popolo, in una rinnovata sinfonia ecclesiale”, “abbiamo, conclude Mons. Giudice, un ricco patrimonio di feste, tradizioni, norme e dottrina, che a noi non è lecito disperdere o impoverire”.
Il testo completo della lettera:
Aldo Severino