Don Mattia D’Antuono sarà ordinato presbitero, nella parrocchia di San Giovanni Battista in Angri, giovedì 27 aprile alle ore 18,30.
Le catechiste che lo preparano al primo incontro con Gesù scorgono in quel bambino riservato un’attenzione particolare per l’Eucaristia. «Inizio a frequentare con più assiduità la parrocchia, non solo per la Messa» racconta don Mattia D’Antuono.
Tassello fondamentale nel suo percorso di crescita è l’incontro con mons. Vincenzo Leopoldo, che arriva alla guida della comunità quando Mattia, classe 1996, ha 10 anni, ha ricevuto da poco la Prima Comunione e frequenta il gruppo ministranti.
Vive un’adolescenza tranquilla, fatta di studio, amici e impegni in parrocchia. Dopo le scuole medie si iscrive all’Istituto d’istruzione superiore statale “Antonio Pacinotti” a Scafati, un ambiente nuovo e per certi versi un po’ complesso. «L’insegnante di italiano era molto esigente – ricorda –. Non ho mai avuto una passione sfegatata per lo studio e il suo rigore mi ha aiutato molto».
Chiedo a Mattia quando ha sentito i primi segni della chiamata al sacerdozio. «Il Signore mi chiamava da sempre ma ho custodito ogni cosa dentro di me, con grande riservatezza». “
“Dio è un Dio vivente, è un tu con cui si parla, non di cui si parla”. Questa frase del filosofo e teologo Martin Mordechai Buber, che ha scelto per il suo profilo WhatsApp, racconta molto della sua indole: ragazzo serio e profondo, a cui non piace il chiacchiericcio.
La riservatezza è stata la caratteristica del suo percorso vocazionale. Mattia ha sempre custodito nel cuore il legame con il Signore, ritagliandosi, e a volte non senza sacrificio, i tempi per nutrirlo e alimentarlo. Un’intimità con il Signore coltivata anche in altri luoghi, come la montagna, una sua grande passione. «Quando vado in montagna riesco ad entrare di più nella mia vita e a parlare con Lui – dice –. Il creato ci parla di Lui, è la prima Bibbia dice san Bonaventura».
«Non fa per me», è questo il dilemma che lo affligge conseguita la maturità. «Ero diviso, non dovevo decidere cosa fare ma chi essere».
Non vuole iscriversi all’Università e nel frattempo gli arrivano diverse offerte di lavoro. Si prende un anno per decidere, fino a quando non ce la fa più. Quel sentimento che porta nel cuore e che cerca di tenere a bada trasborda. Si affida a un padre spirituale. È la svolta: «mi ha dato un forte aiuto, ha tirato fuori quello che avevo dentro».
Dopo un cammino di discernimento, parla con il vescovo Giuseppe ed entra in seminario. «Mi ha accompagnato don Enzo Leopoldo, sono rimasto estasiato dalla bellezza del luogo, una finestra sul golfo di Napoli».
Fonte Mensile Insieme