Scafati. In autunno la sentenza sul caso Sarastra

In autunno è prevista la sentenza di primo grado sul caso giudiziario che ha comportato l'ultimo scioglimento del comune di Scafati

Scafati.
Scafati. allerta meteo

La sentenza di primo grado del processo Sarastra arriverà in autunno inoltrato. Dopo l’ultima udienza, prevista il 13 settembre, ci sarà la requisitoria dei pm e successivamente la decisione dei giudici di Nocera Inferiore. La notizia arriva ieri dall’udienza sul processo per chiarire il presunto patto tra politica e camorra a Scafati che determinò lo scioglimento del comune di Scafati.

L’ultima udienza

Nel frattempo, ieri sono ascoltati in aula i testimoni a difesa di Aliberti sul caso della nomina di Ciro Petrucci a vicepresidente della società partecipata del Comune, l’Acse. Si rafforza la posizione di estraneità ai fatti dell’ex sindaco scafatese. A testimoniare in prima battuta è stato l’ex consigliere comunale Antonio Pignataro, che ha avuto modo di chiarire agli inquirenti, così come fatto anche da un’altra ex consigliera comunale, Brigida Marra, le dinamiche politiche che hanno determinato la scelta della vicepresidenza della società in house del Comune che si occupa della raccolta e dello spazzamento dei rifiuti. Così come ribadito da Ciro Petrucci, lo scorso marzo, Pignataro e Marra hanno garantito la totale estraneità dei fatti per Pasquale Aliberti, con la scelta del vicepresidente che sarebbe avvenuta solo ed esclusivamente nel perimetro della maggioranza consiliare, riunitasi in momenti ad hoc. Da una di queste riunioni sarebbe così uscito il nome dell’avvocato Francesco Alfredo Berritto, sponsorizzato da alcuni consiglieri comunali di maggioranza tra cui Roberto Barchiesi, legato a Berritto da una storica amicizia. «Una discussione non semplice», ha puntualizzato Brigida Marra, che ha conferma il forte astio manifestato dalla cugina di Francesco Berritto, la consigliera comunale Carmela Berritto, verso l’eventuale nomina del cugino.

La nomina da vicepresidente dell’Acse

Dunque, resta in piedi la pista dell’antipatia personale, da cui è nata una «discussione molto forte» all’interno della maggioranza, su cui però Aliberti non si sarebbe mai intromesso, arrivando così alla nomina <<quasi per esclusione>> di Ciro Petrucci.
Tra i testi c’era anche Francesco Alfredo Berritto, il vicepresidente mancato dell’Acse e presunto motivo di astio tra il sindaco Aliberti e il clan Ridosso, con la cosca che caldeggiava per il legale. Le accuse sono state nuovamente rigettate da Berritto, evidenziando una totale mancanza di rapporti tra la sua persona e il clan, confermando di fatto il suo endorsement di natura estremamente politica.

Il curriculum di Ridosso

Dinanzi al collegio dei giudici si sono espressi anche le ex dipendenti comunali Laura Aiello e Maria Antonietta De Nicola, chiarendo anche la posizione del famoso curriculum di Andrea Ridosso. Il documento dell’esperto in politiche sociali era stato rinvenuto dagli inquirenti sia all’interno degli uffici comunali che all’interno dell’abitazione di Aliberti, facendo così scattare un campanello d’allarme. I funzionari hanno dichiarato di non ricordare la provenienza del curriculum, che si sarebbe trovato all’interno di altri centinaia di documenti simili arrivati a Palazzo Mayer per questioni concorsuali.