Scafati. Metalli pesanti nel Rio Sguazzatorio, la relazione di Giordano

La relazione del Professore Giordano conferma che le concentrazioni di contaminanti nel Rio Sguazzatorio sono rimaste invariate rispetto alla precedente

Antonio Giordano
Antonio Giordano
Scafati. Metalli pesanti nel Rio Sguazzatorio, la relazione di Giordano

La relazione tecnico – scientifica sulla contaminazione dei fanghi di dragaggio del Rio Sguazzatorio a cura del professor Antonio Giordano e della Sbarro Health Research Organization alla Temple University di Philadelphia inviata al Comune di Scafati, rileva che, le concentrazioni di contaminanti, tra cui antimonio, arsenico, cadmio, cromo esavalente, mercurio, selenio, stagno e tallio, sono rimaste invariate” rispetto alla prima relazione – poi corretta – commissionata dal Consorzio di Bonifica.

La battaglia di Aliberti

Insomma, l’allarme inquinamento sollevato dal sindaco Pasquale Aliberti sul corso d’acqua che attraversa l’intera città, trova un primo, importante riscontro nel report dell’esperto ricercatore e oncologo italiano, balzato agli onori delle cronache per la lotta all’inquinamento nella cosiddetta “Terra dei Fuochi”. Lì erano rifiuti, qui i metalli pesanti trovati nelle acque e nei fanghi di dragaggio del Rio Sguazzatorio. Che non è un canale qualsiasi.

Il Rio Sguazzatorio, infatti, nasce tra i comuni di San Marzano sul Sarno, Angri e Scafati e attraversa il centro cittadino scafatese per poi confluire nuovamente nel fiume Sarno che termina il suo viaggio sulla costa stabiese. Concepito inizialmente con funzioni puramente di raccolta di acque del vicino Alveo Comune Nocerino, lo Sguazzatorio con il tempo è diventato un canale funzionante 365 giorni l’anno, comportando anche una serie di disagi. Da anni infatti si registrano continue esondazioni in caso di precipitazioni consistenti, con allagamenti sia di terreni coltivati che nel centro cittadino, soprattutto in piazza Garibaldi, a pochi metri dal palazzo comunale scafatese.

La relazione di Giordano

La relazione al Comune. Secondo i risultati dei controlli dello staff di Giordano (che ha prestato la sua opera a titolo gratuito) gli elementi riscontrati “sono ampiamente riconosciuti per la loro pericolosità ambientale e sanitaria e sono oggetto di rigorose normative che ne regolamentano i livelli massimi consentiti”. La loro presenza in concentrazioni rilevabili “è preoccupante per gli effetti tossici anche a basse dosi per i meccanismi di bioaccumulo e di tossicità cronica”. Inoltre, la loro persistenza nell’ambiente “può determinare la contaminazione del suolo e delle risorse idriche, con ripercussioni sull’ecosistema e sulla salute umana”. Un aspetto critico, “non trattato adeguatamente nella relazione, riguarda la profondità a cui sono stati effettuati i prelievi”. Eppure si tratta di un fattore determinante “per comprendere la cronologia della contaminazione”. I campionamenti superficiali “possono indicare contaminazioni recenti, mentre prelievi più profondi potrebbero rivelare la presenza di accumuli di inquinanti a lungo termine, che potrebbero essere legati a fonti di contaminazione storiche”.

I rischi per la salute

I rischi per la salute. Per Giordano studi epidemiologici hanno dimostrato che “l’esposizione prolungata a basse dosi di metalli pesanti è associata a un aumento del rischio di sviluppare gravi patologie, tra cui tumori, malattie cardiovascolari, disfunzioni renali e malattie metaboliche. I campioni sono stati prelevati in un’area urbana soggetta a frequenti esondazioni, un fattore che potrebbe rendere più problematica la contaminazione”. Per il professore. dunque, la valutazione di dati ottenuti dalle analisi riporta una presenza combinata di metalli pesanti in concentrazioni rilevanti che richiederebbe un’attenta revisione e un’ indagine più approfondita”.

Il dossier ai Ministeri e alla Procura.

Il sindaco Aliberti, non appena ricevuta la relazione, ha provveduto a inviarla alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, ai ministeri dell’Ambiente e della Salute, ai prefetti di Salerno, Napoli, Avellino, alla Procura della Repubblica di Nocera Inferiore (che sulla vicenda ha già aperto un fascicolo, affidato l’inchiesta ai militari del Noe), e al presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca. «Alla luce di quanto descritto nella relazione del professore Giordano – aggiunge Aliberti – si conferma la gravità della situazione. Noi cerchiamo di muoverci nell’immediato con tutte le forze e nell’ambito delle nostre competenze. Abbiamo inviato nuovamente tutta la documentazione agli organi preposti. Abbiamo il dovere di capire le responsabilità di questo disastro ambientale che continua ad affondare il nostro territorio anche in considerazione dei notevoli ritardi della Regione rispetto al completamento delle opere strutturali come la rete fognaria e il dragaggio e ad opere mai realizzate che potrebbero alleviare o eliminare il problema degli allagamenti nella nostra città che oltre al danno economico ci arreca danni soprattutto alla salute. Abbiamo il diritto di sapere chi ha la responsabilità di natura oggettiva rispetto alla cloaca a cielo aperto che è diventata la nostra città». Nel frattempo il Ministero dell’Ambiente interverrà attraverso l’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la ricerca Ambientale), affinché valuti la sussistenza di un danno ambientale.

Alfonso Romano

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