Giuseppe Colasanto: una storia negata di lotta comunista e antifascista nel salernitano
Una nuova e interessante testimonianza bibliografica viene consegnata alla storia locale. Giuseppe Colasanto, figura centrale del comunismo e dell’antifascismo a Salerno, è stato relegato all’oblio nonostante il suo rilevante ruolo nella storia politica locale. Etichettato dalla polizia fascista come “attentatore”, “comunista”, “confinato politico”, Colasanto figura nei documenti sui movimenti clandestini comunisti accanto a nomi di spicco come Antonio Gramsci e Amadeo Bordiga. Eppure, ad Angri e Salerno, e scarso il ricordo, una memoria cancellata rinverdita dal “suo” omonimo, il professore Giuseppe Colasanto e lo fa preciso attraverso un’accurata ricerca di archivio e una preziosa raccolta di testimonianze. Il libro offre anche inetresanti informazioni su oltre cento antifascisti menzionati
La vita e i trascorsi
Nato come bracciante, Colasanto visse sulla propria pelle eventi rilevanti come la guerra italo – turca, la Prima Guerra Mondiale, e soprattutto la nascita del Partito Comunista Italiano (PCI). Fondò la prima sezione comunista ad Angri e divenne segretario della Camera del Lavoro, incarnando l’opposizione irriducibile al regime fascista. Pagò a caro prezzo la sua fedeltà agli ideali comunisti, affrontando il carcere e il confino. Nonostante i suoi sacrifici e il suo impegno, il suo nome è stato inspiegabilmente cancellato dalla storia locale.
La “risistemazione” storica del PCI
Dopo la caduta del fascismo, il PCI avviò un processo di “risistemazione” storica, influenzato dalla nuova linea togliattiana. Questo revisionismo portò alla cancellazione di figure che non si allineavano con la narrazione ufficiale del partito, Colasanto incluso. Il silenzio su di lui non fu solo dovuto al revisionismo interno del PCI, ma anche all’ipocrisia di ex fascisti riciclati nelle nuove istituzioni democratiche dopo la Liberazione, protetti dall’amnistia promossa da Palmiro Togliatti.
Vittima del revisionismo
Colasanto, come altri, fu vittima di una “damnatio memoriae” che non solo lo escluse dalle commemorazioni ufficiali, ma portò alla distruzione di documenti di fondamentale interesse che avrebbero potuto raccontare la sua storia. La sua figura, scomoda per chi aveva scelto compromessi durante il fascismo, fu volutamente ignorata dalle nuove generazioni di dirigenti comunisti, che si sarebbero più preoccupati di allinearsi alla narrativa stalinista anziché preservare la memoria storica del movimento.
Un lavoro di “riabilitazione”
Oggi, la figura di Giuseppe Colasanto, come anzidetto, è stata riportata alla luce grazie al puntuale studio del “suo” omonimo, il professor Giuseppe Colasanto, che ha dedicato una importante ricerca alla sua vita nel libro “Vita di un comunista antifascista. Per una storia del P.C.I. in provincia di Salerno 1921 – 2926”. Il testo, in uscita nelle principali librerie, con la postfazione di Guido D’Agostino, rappresenta un fondamentale contributo alla riscoperta di una storia volutamente dimenticata, arricchendo la memoria cittadina e restituendo la giusta dignità a un protagonista della lotta antifascista. Il testo offre una documentazione accurata che, oltre a narrare la vicenda di Colasanto, evidenzia anche la complessità del panorama politico del tempo e delle particolari dinamiche interne al movimento comunista.
Una nuova visione
Giuseppe Colasanto, uomo di fede incrollabile negli ideali socialisti e comunisti, è il simbolo di una resistenza irriducibile che, nonostante la persecuzione e la sofferenza, continua a testimoniare la forza degli ideali.
Luciano Verdoliva
(Giuseppe Colasanto, “Vita di un comunista antifascista. Per una storia del P.C.I. in provincia di Salerno 1921 – 2926, ed. La Valle del Tempo, euro 16)