Scafati. Area PIP questione aperta sui pagamenti degli espropri
L’area Pip di Scafati continua a essere al centro di polemiche, con gli incontri dedicati ai creditori che suscitano forti critiche da parte delle minoranze. I consiglieri comunali in quota opposizione, Ignazio Tafuro e Francesco Velardo, hanno denunciato un comportamento prevaricatore da parte del sindaco, Pasquale Aliberti, durante l’ultimo incontro in aula consiliare.
Il Pip di Via Sant’Antonio Abate
L’attenzione in città è focalizzata sul Pip di via Sant’Antonio Abate, per il quale il Comune è debitorie nei confronti di diversi privati, in un contenzioso che raggiunge dimensioni milionarie. Gli uffici tecnici dell’Ente di Palazzo Mayer hanno previsto un approfondimento della situazione entro il prossimo 3 ottobre, da cui è scaturita la decisione dell’amministrazione comunale di aprire a degli incontri pubblici con i diretti interessati.
La denuncia
Tuttavia, questa iniziativa ha suscitato forti critiche da parte delle minoranze, rappresentate nella Cabina di Regia. Velardo e Tafuro hanno denunciato, durante l’incontro di venerdì scorso, «un atteggiamento presuntuoso e a tratti irrispettoso» da parte del sindaco nei confronti dei professionisti e dei cittadini presenti. «Avremmo preferito che l’intervento fosse di natura tecnica e che riflettesse la consapevolezza delle mancanze del Comune, piuttosto che apparire come un atto di cortesia verso i cittadini, che hanno diritto a ricevere le somme immediatamente e per intero», hanno dichiarato.
Le parole di Aliberti
Immediata la replica del sindaco. «Abbiamo organizzato una riunione a beneficio di cittadini che devono essere pagati, nell’ambito della norma, per espropri effettuati prima del mio insediamento, nel 2008 – ha affermato il primo cittadino scafatese – . Questo dimostra che stiamo operando nella giusta direzione per il riequilibrio finanziario, altrimenti non avremmo avuto le risorse per avviare queste discussioni con persone che negli ultimi sette anni sono state lasciate nel vuoto più totale».
Alfonso Romano