Pompei. Le diverse tonalità di bianco dagli affreschi del parco archeologico

Painted wall in Pompeii city destroyed in 79BC by the eruption of Mount Vesuvius
Fare cultura sui social partendo dalle esperienze scientifiche e culturali indotte dalle scoperte effettuate nello scavo dell’Antica Pompeii è una moda “inventata” durante la pandemia dal Parco Archeologico di Pompei. Oggi è il momento di introdurre  la nozione del sistema dei colori e della loro composizione sulla base degli studi effettuati sui reperti (in una domus chiamata proprio casa del pittore, poco distante dalla Casa dei Casti Amanti, è stato trovato un corredo di molti colori che doveva appartenere ad un artigiano che al momento dell’eruzione del Vesuvio che seppellì Pompei stava probabilmente eseguendo un affresco. Le pitture murali pompeiane offrono ai visitatori le testimonianze più vivide del gusto romano per i colori degli edifici. Lo sapete che ci sono più toni di bianco? Ce l’ha spiegato Plinio già duemila anni fa. Secondo Plinio il Vecchio, il bianco veniva all’epoca prodotto in tre diversi modi a secondo del tono che si intendeva conferirgli: con la creta, ossia argille e marne, fra cui pregiate erano il ‘melinum’  estratto nell’isola greca di Milo, e l’eretria’ proveniente invece dall’Eubea a nord dell’Attica; oppure una qualità di carbonato di calcio detto paretonio o paraetonium, dal nome di una località costiera dell’Egitto, con all’interno la presenza di sostanze organiche che Plinio ha denominato “spuma di mare”; infine con la cerussa o bianco piombo, detta biacca, ottenuta dal minerale cerussite, la migliore era quella dell’isola di Rodi. I social ogni settimana portano in visita i turisti del web nei principali edifici di Pompei, attraverso il racconto di una guida virtuale nell’ambito delle attività didattiche svolte dal Parco Archeologico di Pompei. Riguardo ai colori Plinio e Vitruvio ci hanno spiegato che quelli utilizzati dai pittori a Pompei arrivavano spesso da lontano perché ricavati da minerali presenti in natura e qualche volta da elementi organici (come conchiglie eccetera). Si finiva per utilizzare con appositi collanti diversi colori che erano sotto gli occhi di tutti nell’ambiente naturale fossile o vegetale e che magari avevano valore perché estratti in località distanti dall’esecuzione delle opere d’arte.
Mario Cardone